“La terza ondata” di peste è quella del 1575-77 con un tasso di mortalità inimmaginabile per i nostri giorni. Su una popolazione di circa 150.000 individui ne morirono circa 50.000.
Vennero rafforzate le misure della quarantena nel Lazzaretto Nuovo e fu in quel periodo che si consolidò, da parte dei medici, l'uso di indossare una lunga veste che copriva da capo a piedi, compresa di guanti e cappello, e di coprire il volto con una maschera dotata di un lungo becco riempito di erbe profumate per proteggere l'apparato respiratorio ed evitare di inspirare l'aria ammorbata. Per evitare il contatto con i pazienti Il medico era munito di una stecca, perché oltre che con l’aria, si sospettava che anche il contatto potesse favorire la trasmissione della malattia. Per ricordare la fine di questa pestilenza, venne eretta sull'isola della Giudecca la chiesa del Redentore, progettata da Andrea Palladio, e ancora oggi, durante la terza domenica di luglio, si svolge ogni anno la Festa del Redentore. L'ultima grande ondata di peste, dopo la quale Venezia non conobbe più gravi epidemie di questa malattia, fu quella del 1630-31, raccontata da Manzoni nei Promessi sposi. A Venezia, questa ondata causò la morte di 50.00 persone Su 140.000 abitanti. Questa pestilenza fu in parte nascosta dal governo veneziano per evitare le possibili ripercussioni economiche però peggiorò la diffusione della malattia. Anche alla fine di questa pestilenza ci fu un famoso ex voto. Nel 1632 fu edificata la chiesa della Madonna della Salute e il 21 novembre ricorre l'omonima festa in ricordo della fine dell'ultima grande epidemia che colpì la città di Venezia”.